In principio era ricordata come Apeneste (da apanistemi = "sorgo", "mi levo", "nasco") di greca fondazione o dai dauni (I "Matinates ex Gargani" ricordati da Plinio il Vecchio); con la conquista romana venne denominata Matinum, da Mater Matuta, in onore della dea del mattino (riproponendo il significato di Apeneste in Matinum) nome che racchiude in sé il ricordo della popolazione dauna locale dei Matinates".
Orazio ricorda Matinum per tre volte: per il naufragio di Archita, per le sue api e per i suoi monti.
Secondo le indicazioni di Orazio - Odi 1, 28 - ("...Te maris et terrae numeroque carentis harenae / mensorem cohibent, Archyta, / pulveris exigui prope litus parva Matinum / munera..." Traduzione: "...Te misuratore del mare e della terra e delle immensurabili arene, coprono, o Archita, pochi pugni di polvere presso il lido Matino...") è nella baia di Matinum (Litus Matinum) che naufragò in seguito ad una tempesta il grande Archita di Taranto (filosofo, matematico, politico, scienziato, stratega, musicista, astronomo, uomo di stato nonché generale greco antico, ricordato da Cicerone come "Virum magnum in primis et praeclarum") e ivi sepolto. Infine il "poeta di Venosa" ricorda Matinum (nelle Epodi) nominandone il monte (riferendosi al "Mons matinus", ovvero l'attuale Monte Saraceno) "...quando Padus Matina laverit cacumina, in mare seu celsus procurrerit Appenninus" Traduzione: "...quando il Po lambirà le cime del Matino, e dall'alto l'Appennino strapiomberà nel mare...".
Anche il poeta Lucano (Pharsalia, IX, 182-185) ricorda Matinum sul Gargano: "sic, ubi depastis summittere gramina campis et renovare parans hibernas Apulus herbas igne fovet terras, simul et Garganus et arva Volturis et calidi lucent buceta Matini" Traduzione: "Nello stesso modo - allorché l'Àpulo si prepara a rinnovare il foraggio nei campi dove le greggi hanno già pascolato e a procurare erba fresca per l'inverno, e riscalda perciò il terreno con il fuoco - il Gargano, i campi del Vùlture ed i pascoli del caldo Matino risplendono di fuochi".
L'antica città probabilmente venne assalita più volte dai Saraceni nel periodo fra il 971 e il 980 d.C. e, dopo il l'anno 1000, il toponimo di Matinum scompare misteriosamente dalle fonti.
Nel 1103, in un documento di Monte Sant'Angelo del normanno Guglielmo, si legge il nome di Matinata, derivante appunto da Matino. Cioè "nata da Matino".
In una cartina nautica di Piri Reis (cioè "Piri il comandante", nato Hadji Muhyieddin Piri Ibn Hajji Mehmed, ammiraglio e cartografo turco-ottomano) datata in un periodo compreso fra il 1520 e il 1554 circa (e presente nell'opera Kitab-i Bahriye "Il libro del mare"), segnala "Matinata" sulla costa circondata da mura.
Tutto ciò per dirti che il nome latino era "Matinum" e invece "Matinata" è un nome volgare nato intorno al 1100. Pertanto, volendo essere fedelissimi all'etimologia latina, l'orchidea si poteva chiamare Ophrys matini, ma il nome è molto dissimile dall'attuale Mattinata col quale non si associa e non avremmo raggiunto il risultato di far risaltare il nome di Mattinata (addirittura c'è un comune del Salento che si chiama Matino).
Quindi Matinata con una sola t non è sicuramente nome latino. Non è questo un caso isolato: Ophrys x salentina si sarebbe dovuta chiamare ophrys x sallentina (da Sallentum); anche l'aggettivo sipontense non si usa ma esiste sipontino, quindi doveva essere Ophrys sipontina; anche Ceglie Messapica si chiamava Caelia o Caelium in latino, l'orchidea si sarebbe dovuta chiamare Ophrys caeliae o caelii o caeliensis.
Insomma il latino puro non esiste nella botanica per la quale si utilizzano etimologie facilmente associabili ai nomi attuali.
Saluti
Piero